Amico Stimatissimo,
L’amicizia non patisce mai prescrizzione ne per l’assenza dell’amico ne per
anche col fatal dito della morte naturale come agreggiamente ci amonisce quel
valent’uomo di Cicerone. Verum enim, ait, amicum qui intuetur tamquam exemplar aliquod
intuetur sui. Quo circa et absentos ad sunt, et egentes abundant et imbecilles
valent; et quod difficilius dictu est mortui vivunt[i]. Intendiamoci però e non facciamo torto a questo
grand’uomo. Egli parla di quella stretta amicizia, o, sia di quella vera e
sincera amicizia, non però di quella chi serve ad ogni pasto, o, ut vulgo dicunt Romanesca.
Io sono Christiano, di bona legge, ed anche di bon core e per consequente
niente più facile che nel scordarmi affatto di tutto il passato, non ostante,
però chi vi vol bene vi ricorda d’amendare, o, almeno moderare quel comun
diffetto che voi benignamente vi attribuite e fate Capitale sopra d’un vostro bon e sincero amico Orfila.
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Pasqual Calbó , Reterat del reverent Doctor Jaume Llambias. |
Ho a caro ch’abbiate del Lavoro, e vie più resto contento ed aconsolato nel
vedere rendere giustizzia al vostro merito. Saluto tutta la vostra familia ed
in particolare le vostre sorelle ed’infra tutti i frati Carmelitani il più
furbo. E si in altro vi posso servire comandate pure senza riserva, che non c’è
più Costo, e altro non mi resta che protestarmi suo.
Affmo. e Devomo. Ftre
Giovan Orfila
Roma 18 Dcbre. 80
[i] "Qui considère, en effet, dit-on, un ami
véritable voit en quelque sorte une image fidèle de soi. C'est pourquoi, même
les absents sont alors présents, les pauvres sont dans l'abondance, les faibles
sont bien portants et, ce qui est plus difficile à dire, les morts
vivent". Trad. François-Xavier Ledoux
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